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Progressista, Partito.

Nome assunto da alcune formazioni politiche statunitensi del XX sec. Il P.p. si costituì una prima volta nel 1912 in seguito alla fuoriuscita di Th. Roosevelt e dei suoi sostenitori dal Partito repubblicano, la cui maggioranza conservatrice aveva designato W. Taft come candidato alle elezioni presidenziali. Il programma elettorale di Th. Roosevelt (che del P.p. fu candidato per le elezioni presidenziali del 1912) si fondava su radicali riforme a carattere fortemente democratico (elezione diretta dei senatori, voto alle donne, giornata lavorativa di otto ore, ecc.) e fu premiato da oltre 4 milioni di elettori, cifra superiore a quella raggiunta da Taft ma, comunque, non sufficiente per impedire il successo del democratico W. Wilson. Nel 1916, quando Roosevelt rifiutò la candidatura presidenziale per appoggiare il repubblicano Ch. E. Hughes, il P.p. si sciolse. Risorse una seconda volta nel 1924, raggruppando varie formazioni di sinistra e propugnando la nazionalizzazione delle ferrovie e delle risorse idroelettriche, nonché drastiche misure antimonopolistiche. Il suo candidato alla presidenza per le elezioni del 1924 fu il senatore del Wisconsin R.M. La Follette, che ottenne circa 5 milioni di voti; la morte di La Follette l'anno seguente sancì la fine del secondo P.p. Da una scissione interna al Partito democratico e in opposizione alla politica estera di H. Truman (giudicata troppo intransigente), nacque, invece, nel 1948 il terzo P.p.: il suo leader, l'ex vicepresidente H. Wallace, fu candidato alla presidenza nel 1948, ottenendo, peraltro, modesti risultati (1 milione di voti circa). Da allora, il P.p. non ebbe più alcuno spazio significativo sullo scenario politico statunitense. ║ In Canada, nome del Partito democratico degli agricoltori nato al termine della prima guerra mondiale e sostenitore di un programma libero-scambista. Il P.p. giocò in Canada il ruolo di ago della bilancia tra liberali e conservatori negli anni compresi tra il 1921 e il 1926 ma, con le elezioni del 1930, finì per perdere rappresentatività parlamentare e rilevanza politica.